martedì 5 giugno 2012

Emotional eating

Parlare di "emotional eating" (e.e.) non è mai facile. Da un lato perchè è comunque una cosa personale, dall'altro perchè penso sia un argomento che sta riempiendo le pagine di libri e riviste specializzate. Ecco perchè qui parlerò di come vivevo (e vivo ancora) questa situazione. Hanni fa c'erano momenti nei quali trovavo un pretesto qualsiasi per prendere l'auto e andare a fare la spesa. La spesa non era una vera e propria spesa: compravo alcune cose che servivano a casa, ma il vero obbiettivo era comprare qualcosa (merendine, biscotti, caramelle) che poi avrei  mangiato da solo. E il rituale era sempre lo stesso: fai la spesa, paghi, sali in macchina, apri il sacchetto della spesa e prendi i biscotti-merendine-caramelle e lì, guardandoti che in giro non arrivi nessuno, inizi a mangiare. La sensazione più brutta è quella di sentire il dolore allo stomaco e costringersi, nonostante tutto, a mangiare ancora. Ora, in questo periodo, le merendine sono state sostiutite dalla caramelline gommose nelle confezioni grandi (tipo le Haribo): faccio la spesa, salgo in macchina e lungo la strada apro il pacchetto e le mangio.
E quando ho finito la domanda è sempre la stessa: "Perchè? Perchè rovinare tutto il lavoro fatto fino ad ora - sto perdendo peso - mangiando cose che io per primo so essere superflue e pericolose?". La risposta sta, forse, nel fatto che sto passando un periodo non molto piacevole. Le cose non vanno come speravo, gli anni passano (sembra una frase fatta, ma è la triste verità) e inizi a farti delle domande, a mettere in dubbio quello che hai fatto fino a quel momento. Una sorta di punizione autoinflitta per quello che non ho realizzato. E la linea è molto sottile perchè il c.d. premio-consolazione diventa al tempo stesso la punizione (mi piacciono i dolci - me ne concedo uno - capisco che sto sbagliando - continuo a mangiare per punirmi - ... ).
La cosa che mi ha stupito è stata scoprire di non essere l'unico, ma che, anzi, altri ragazzi (e ragazze) della mia età più o meno hanno vissuto (o stanno vivendo) la stessa situazione. Un modo per cercare di riempire un vuoto che però non si può riempire con il cibo.
COSA FARE?
Se sapessi la risposta non sarei qui a scrivere. So solo che a volte, quando provo questo impulso, mi fermo a riflettere e  mi dico che mi sto trovando delle scuse per uscire, per andare a comprare ciò di cui apparentemente ho bisogno. Così pian piano svanisce il desiderio di porcherie e ritorno per così dire in me. Tuttavia ci son dei momenti nei quali parto "a testa bassa" e non mi può fermare nessuno.
L'importante è sapere sempre che, anche quando si cade, ci si può rialzare.

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